SILLOGE
bollettino periodico di poesia edita
NUMERO 25 – luglio 2023 – DISTRIBUZIONE GRATUITA –
Premio Poesia Edita Leandro Polverini 2022
Da sinistra – Tito Cauchi, Bertilla Crosara, Leandro Polverini (nipote), Gianfranco Cotronei |
Direttore – Nicoletta Gigli
Redazione
Tito Cauchi
Giuseppe Guidolin
Maria Bartolomeo
Gianfranco Cotronei
Paolo Procaccini
Renato Conti
SILLOGE
Via Acqua Marina 3
00042 Lavinio – Roma
Tel. 3895468825
[email protected]
La rivista accetta
solo libri cartacei di poesia edita
per recensione.
I volumi vanno inviati
come piego libri
(tariffa postale 1,28).
NON FARE RACCOMANDATE
I PLICHI RACCOMANDATI
NON VERRANNO RITIRATI
Editoriale
di
Maria Bartolomeo
Spiritualità nella poesia
degli anni 2021/2022
Più volte mi sono chiesta se fosse bene puntualizzare gli stati d’animo di tanti artisti, espressi e coinvolti in questi ultimi anni ma che hanno inciso drasticamente nella loro arte e nella vita di tutta l’umanità.
Mi riferisco al momento storico inerente la pandemia e che rimarrà indelebile nel ricordo di tutti.
Grande protagonista ad esempio è “Il silenzio”, che non è stato muto silenzio, che ha trovato pagine che hanno trascritto sentimenti intensi e rigenerativi, sebben dettati da eventi dolorosi, sentimenti scaturiti in tutta la loro bellezza, come l’amore, nutrito dell’aspetto migliore dell’uomo! È nata la preghiera, l’invocazione, è nata una spiritualità nuova anche per i non credenti, gli animi hanno trovato rifugio nella speranza e nella divina salvifica Provvidenza.
La poesia per prima, si è manifestata nel suo essere, incamerando tutto ciò che di buono e doloroso si è rivelato e si è fatta parola, nel bene e nel male. I versi del poeta e scrittore Gianni Ianuale così ci dicono:
Muto è il confine che divide
la notte dal mattino,
muto è l’inconscio
che divide gli uomini
tra il bene e il male.
Muto è il credo che sigilla il tempo a cambiare l’umanità,
nel silenzio che danza
nello spazio.
(Dalla silloge “Lasciatemi Cantare L’Infinito”).
Anche la mia poesia, come quella di altri poeti, ha cantato sentimenti innovativi di condivisione, in un unico abbraccio d’amore.
Dalla mia raccolta di poesie “Un Grido e un Sussurro”
Un lieve sussurro d’amore si apre alla speranza
alla luce dei colori dell’alba.
La carezza si fa preghiera
all’unisono del bramato abbraccio,
abbraccio di fratellanza
per l’umanità piegata che implora la vita, l’amore.
Maria Bartolomeo
Franca Maria Ferraris
L’altra Didone
Sabatelli Editore
Prefazione
L‘esplosione favolosa e veramente mitica delle immagini, che apre il ventaglio di uno stile di intensa suggestione e mai sazio di rinnovarsi, è subito garanzia, in un tema come questo dell’Amore e del Mito, di raffinata qualità e di sincerità profonda, di grande imposizione poetica e intellettuale. Ma la riconosciuta e rara bravura artistica della Ferraris sa contenere l’impeto della passione in un articolato disegno istintivo e progettuale.
Dall’inizio dell’impresa amorosa, caratterizzata per essere alla base di un vero e proprio “petit poème“, sino alla fine liberamente sublimata, non c’è mai sosta all’invenzione trascinatrice di un discorso d’amore, che trova ogni spazio possibile all’allargarsi sconfinato dell’immaginazione.
Se libera il suo scavo nel cuore profondo della tristezza o della gioia, della speranza o dell’insuccesso, della delusione o della conquista, l’immagine scopre sempre nuove spiagge di sensazioni, insperate allusioni metaforiche, cieli illuminati dai mirabili giuochi di un linguaggio di autentica poesia.
Nell’amore che guida il verso e lo nutre di invenzioni, di musicali leggiadrie e di empiti densi di significato, c’è intero il mondo dell’anima, e soprattutto c’è l’alternarsi eterno e davvero mitico del rito erotico, il suo compiersi immutabile eppure nuovo ogni volta, così come viene qui cantato attraverso il linguaggio poetico, con assoluta originalità.
Bisogna lasciarsi prendere dal fascino che tracima da questi versi, così come dalla pulsione profonda che li sospinge, e cede ad ogni occasione di tempo e di luogo, al variare delle stagioni, al mutare persino fatale di ogni giorno, alle sue luci e alle sue ombre.
E sono versi dove tutto confluisce nella costruzione di una delicata, ma egualmente forte tenerezza, nel tragitto che va da una promessa a una delusione, da una malinconia a un’ebbrezza.
Questo affinché il mito antico di Didone e di Enea s’incardini splendidamente in movenze nuove e del tutto credibili, in appassionate insistenze, in esclamazioni che restano attonite in un loro spazio stilistico, esuberante eppure cristallizzato.
Franca Maria Ferraris ha da sempre il dono di rendere certo e sacro ogni accostamento tra il sentire umano e il mutare delle cose, tra il succedere degli eventi terreni e il loro riflettersi interiore, e ciò che dice con la sua grazia poetica, con il fascino delle sue evocazioni, diventa subitamente mitico, ossia ritorna ad essere come anticamente radicato, pur nelle forme moderne della sua scrittura e nelle visioni attuali della sua vita e della sua sensibilità.
Investendosi nella figura emblematica e viva e nel personaggio epico della classica Didone, l’autrice ha saputo estrarne, col ritmo dei ritorni, il senso femminile della durata e della persistenza dei sentimenti, e ha saputo aggiungervi, con il movimento dei tempi, la visione mistica dell’eternità dell’amore, al di là di ogni pena e di ogni accidente, e malgrado la morte.
Visione che s’imprime come scrittura di una “storia infinita“, che vaticina “un’eternità senza parole“, e prefigura — se possiamo estrapolare comunque, ed esemplare a nostro piacimento, la magia dei suoi suoni, disperanti e insieme speranzosi — una vita in “un lontano altrove, / amore mio. / E non sappiamo quando arriveremo. / E non sappiamo dove sia quel dove”.
Oppure: “Oh, questo sguardo incantatore/ con cui m’incatenasti, / come vaga smarrito / nella notte che incombe! / E come poi si ferma d’un tratto / incrociando il mio sguardo d’amore”.
Ma non è facile isolare le forme e i battiti più intensi e significativi di questa intera sinfonia della passione amorosa intesa nel suo grado sublime, che la Ferraris ha orchestrato e instrumentato con particolare cura.
E si è distinta, senza alcuna insicurezza, da una tradizione quasi totalizzante nei secoli di poesia d’amore,
celebrando la sua fede addirittura gioiosa nelle possibilità espressive della sua penna e innalzando un inno all’endiadi più antica della storia umana, l’Amore e il Mito, ossia il mito eterno dell’Amore, dell’Eros immortale.
Tutto questo porta a una poesia che rimanda continuamente e di seguito a se stessa, senza sosta. Tanto che il lettore è come travolto ed estasiato dalla foga, peraltro ben calcolata e controllata, con la quale il discorso reca, alla superficie delle figure linguistiche e dello stile, l’immaginario colloquio interiore e arcanamente ispirato di questa nuova, di questa “altra” Didone.
Ed è lei la regina appassionata che l’autrice ha scelto, per la forza amorosa dimostrata nel mito antico, e per poter esprimere col suo nome, e con tanta penetrazione di slanci emotivi e di figure d’arte, l’immagine sovrana della Donna imperitura, la donna amante.
Con questa “maschera”, propria delle antiche tragedie, che le si attaglia perfettamente, Franca Maria Ferraris sa trasformare in un canto d’amore quel suo colloquio solitario con se stessa e lo rivolge più propriamente e direttamente all’immortale e antichissimo dio dell’Amore, come ragione comunque di vita, e non di delusione o abbandono.
Nell’isolamento di un destino di amante che l’avvicina agli dei, la “donna-Didone” è la donna dedita alla dolcezza dei sentimenti dell’Eros, non violabili da nessuna forza contraria o accidentale. Questa Lei mitica, resta intatta nelle fiamme del suo amore, che nessuna ragione, nessun rogo, le possono togliere, e dall’alto della sua dignità regale domina l’immensità degli eventi, le violenze delle tempeste, le vele fuggenti e lontane, i sogni svaniti ma non dimenticabili.
Per questo, la sua delusione di abbandonata trasmessaci dalla tradizione epica, può rovesciarsi nell’altra faccia della sua personalità vittoriosa comunque, e mutarsi e rinnovarsi, come negli antichi miti e nelle classiche metamorfosi, in una figura poetica di “rosa folgorata/ da cui linfa d’amore / ancora cola”.
Neuro Bonifazi
Franca Maria Ferraris, ligure (Dego, SV), vive a Savona dove opera nel campo letterario dedicandosi prevalentemente alla poesia con alcune aperture alla narrativa e alla critica d’arte. Fa parte dell’ASSOCIAZIONE NAZIONALE POETI E SCRITTORI con sede in Roma, Via Lucullo 6; è ACCADEMICO DEI MICENEI (Accademia Internazionale dei Micenei di Belle Arti, Lettere Scienze e Studi Futuribili, con Sede in Corso Vittorio Emanuele 10, Reggio Calabria); è socio del CENTRO CULTURALE FIRENZE-EUROPA “MARIO CONTI” con Sede in Firenze, Via Settembrini 19. Ha operato nel Direttivo dell’Associazione Culturale “Museo CAMBIASO”, con sede nella dimora storica Villa Cambiaso situata a Savona in Via Torino, 10; è socio fondatore dell’omonimo giornale “Villa Cambiaso”, periodico di cultura e arte.
Alberto Prandi
Spari nelle notti
d’agosto
Capwin&Randa Editore
Prefazione
Lungo colloquio all’Osteria dell’Ortica.
Nel presentare questo libro avvincente e ricco di note personali l’autore attraverso la poesia racconta sé stesso, parte della sua giovinezza, parla a viso aperto quello che più l’ha impressionato.
Fatti avvenuti nel tempo e vicende nuove manifestatesi nell’anno del 2021.
L’autore è nato in un paesino della Valtellina Mondadizza, dove nel 1951 la popolazione viveva di pastorizia e di modesta agrcoltura.
I genitori non sono Valtellinesi, padre di Varese e madre di Cortona, la patria dei poeti e degli artisti, spostati e catapultati nel paesino per un caso e per necessità.
Alberto ha una sorella, Mariangela verso la quale ha sincero amore fraterno e grande stima, malgrado abbia tentato di “eliminarla” in età fanciullesca, questo particolare non di poco conto ma di grande rilevanza perché delinea con assoluta autorevolezza che il “fiat” dell’intera carriera è determinato con precisione chirurgica e che stiamo parlando di una persona non facile da sottomettere.
È stato un periodo quello vissuto tra i monti piuttosto burracoso in seno alla famiglia, ribelle di nascita. Già all’asilo si è difeso e dimostrato molto vivace. Grandi differenze sociali l’hanno accompagnato fino alla pubertà, pur vivendo in una casa dignitosa e non in una stalla, la famiglia non aveva mucche capre galline, l’ospedale di Sondalo dava lavoro ai genitori, quindi non mancava nulla, c’era il frigorifero, la cucina economica, il salotto e il tinello, oltre le camere da letto e la televisione oggetto di culto serale, ricorda alcuni del vicinato a vedere Perry Mason erano gli anni del 1957.
Elias Metamorphos
Alberto Prandi nasce nel 1951 a Mondadizza, una frazione di Sondalo in provincia di Sondrio. Perito industriale, ha frequentato corsi in ambito tecnico gestionale, occupandosi anche di normative nazionali, ha diretto aziende chimiche in ambito commerciale per poi dirigerne una propria. Sposato con Giovanna, è da sempre appassionato di Dante Alighieri e della filosofia greca, dedica parte del suo tempo alla rilettura dei classici e a riscoprire la letteratura italiana. Il suo hobby è la pittura, ha frequentato a Brera, Milano, un corso di pittura a olio che gli ha dato modo di potersi esprimere anche in questo ambito.
PREMIO
LEANDRO POLVERINI
Edizione 2011 – 75 poeti
Edizione 2012 – 163 poeti
Edizione 2013 – 133 poeti
Edizione 2014 – 111 poeti
Edizione 2015 – 114 poeti
Edizione 2016 – 110 poeti
Edizione 2017 – 121 poeti
Edizione 2018 – 110 poeti
Edizione 2019 – 101 poeti
Ed. 2020/2021 – 120 poeti
Edizione 2022 – 75 poeti
TOTALE – 1233 POETI
Massimo Parolini
Soglie vietate
Arcipelago Itaca Editore
Prefazione
È una poesia diretta quella di Massimo Parolini, una poesia che affronta il lettore senza giri di parole, convinta della “verità” che narra, verità di sentimenti e situazioni. Una riflessione continua l’accompagna, senza però intaccare il racconto.
Proprio sul piano della riflessione si aggiungono risultati notevoli: ci sono espressioni che hanno una forza quasi gnomica, senza che nulla debbano alla facile sapienza dei proverbi. Ne sono un esempio questi versi:
«non si dimentica / un volto che ci ha accolto…» Ed ancora: «e non c’è forma / che sia uguale a quella di prima… / tutto muta, immutabile e ci chiama / e ci investe e ci chiede / occhi allo sguardo che dormiva…». E i puntini che ricorrono in vari testi lasciano sì il discorso sospeso, ma il pensiero è già indirizzato, lo svolgimento non può essere arbitrario. Il quotidiano accompagna la nostra vita e dà un senso ad ogni minimo gesto, come avviene per l’uccisione delle blatte.
Vari sono i poeti ricordati, con simpatia, ma spesso accomunati da un alone di indifferenza e lontananza nei confronti del mondo.
La figlia di Parolini percepisce la vita in modo più efficace e vero di quanto non lo facciano Montale e Sbarbaro con il loro sguardo sempre un po’ ironico e distaccato.
La polemica non riesce, però, a nascondere l’amore profondo dell’autore per i grandi poeti che ha incontrato nel suo cammimo.
Talora sembra prevalere una visione quasi leopardiana: sì, scompariremo in un pulviscolo di stelle, ma come ci ha insegnato il grande recanatese, la vita va ugualmente affrontata con forza e dignità: una dignità che deve resistere anche all’assurdo che ci circonda.
Concretezza del vivere dicevamo. Ode alla moglie e alla difficoltosa gioia della vita quotidiana. E un buon bicchiere di rosso sopravanza ogni «purgatorio in transito» e ogni «paradiso estatico».
Filosofi e poeti non hanno una conoscenza superiore agli altri umani: la figlia Maria, che vuole solo un po’ di tempo, è molto più vera del filosofo barbuto che disquisisce sul tempo.
Anche la grande storia entra nelle pagine di Parolini: una su tutte, il dramma dei migranti. La commozione è vera, ma risulta un po’ troppo “politicamente corretta” (almeno in alcuni momenti) e non intacca l’autenticità ma non riesce a togliere un sospetto che si tratti di “oratoria civile”.
La pietas del nostro poeta è, però, sempre autentica e, oltre gli umani, investe ogni essere come il cane ridotto a un minuscolo feto, a un misero groviglio di carne e ossa.
Sì, ci sono momenti in cui il “negativo” sembra prevalere, la poesia è «Cartastraccia», la vita è «vanatraccia»: se, però, c’è una vera rispondenza tra poesia e vita, allora la Poesia senza vita cessa di essere uno «sterile grumo» e la Vita senza poesia un «breve suono».
Alcune poesie hanno un’architettura complessa sulla pagina, si affaccia una cauta dimensione sperimentale.
Ci convince di più il dettato piano che alterna parole consuete ad altre più ricercate in un impasto riuscito: le citazioni letterarie indirette o meno, si iscrivono in versi che non “cantano”, ma non sono prosa in quanto percorsi da una sottile e continua vena lirica.
L’impasto di vita e poesia, senza che nessuno dei due termini venga mai annullato, anche se la poesia mantiene sempre un posto fondamentale, è l’elemento portante della scrittura di Parolini e gli conferisce quel senso di autenticità che la pervade.
Umberto Piersanti
Massimo Parolini è nato a Castelfranco Veneto (TV) NEL 1967. Laureato in Filosofia presso l’Università Cà Foscari di Venezia con una tesi su La coscienza di Zeno, è stato addetto stampa del Centro Universitario Teatrale (CUT) di Venezia (fondato su iniziativa di Giorgio Gaber) per il quale ha scritto e rappresentato le commedie Il medico della peste e Svevo e Joyce.
Giuseppe D’Agrusa
Il giardino dei ricordi
Edito in proprio
Prefazione
La Poesia come la musica è l’arte della composizione e nel saper esprimere e rappresentare i fatti, immagini, sentimenti, con parole poste secondo una certa logica. In questa semplice raccolta dal titolo Il giardino dei ricordi, raccolgo ricordi profondi che sono parte più intima di noi stessi. Il giardino dei ricordi ha colori soffusi e fiori profumati che avvolgono in un silenzio ovattato che sembra faccia percepire il proprio battito del cuore ricordando i segreti a cui si è legati, svestendo la propria anima, che va oltre quel silenzio che invade il cuore. In questa silloge ho scelto alcuni componimenti, custodi di verità composte da ricordi e momenti che mi hanno donato emozioni, dando spazio alla fantasia, e per chi li legge, dare percezioni visive ed emotive, dipendenti dal proprio stato d’animo.
L’Autore
Giuseppe D’Agrusa (Palermo, 1952), vive nel capoluogo siciliano. È stato, dal 1998 al 2010, articolista freelance per diverse riviste di informatica: PC Pratico, Computer Facile, Pc Home, Win Magazine. Per la poesia ha pubblicato “I Segreti dell’anima” (2018) Vitale Edizioni premiato al concorso nazionale Leandro Polverini 2019, “Raccontare in poesia” (2018) Edizioni la Zisa, premiato al concorso nazionale Leandro Polverini 2018, “Le poesie nel cassetto” (2013) Edito dalla Montedit, premiato al concorso nazionale Leandro Polverini 2014. Ha ricevuto diversi riconoscimenti: Vincitore assoluto al Premio Letterario Internazionale “Lo Splendore del Talento Scintille D’Arte 2019 – Vincitore assoluto e Premio Speciale Della Critica Letteraria alla 2° edizione del Premio Letterario Internazionale di Poesia “Verba Volant, Scripta Manent”2019, ed altri riconoscimenti. È stato recensito sul: Giornale di Sicilia del 25 Aprile 2019 Cultura e Spettacoli, sul bollettino di poesia edita Silloge N. 17 Luglio 2019 e N. 3 Luglio 2015.
Roberto Croce
Parole di favole
e favole di parole
Porto Seguro Editore
Prefazione
Questi versi scaturiti dal cuore costituiscono per il fruitore un bagno tonificante nell’armonia che da essi si sprigiona.
Per Roberto Croce la scena del mondo è interiorizzata, analizzata alla luce dei sentimenti e fatta propria all’insegna di un messaggio di speranza.
Anche lo stile (si vede l’uso insistito della similitudine) contribuisce a creare una visione sognante, non solo dei momenti vissuti, ma anche della natura che viene percorsa da un flusso possente d’amore. Basti citare alcuni titoli (“Come due delfini”, “Come foglie ingiallite”, “Come un tramonto”).
Tutto l’insieme è pennellato, quasi soffuso, di un delicato colorismo, oppure è accompagnato da una musicalità sottile, penetrante. Ogni lirica è giocata sulle “dolci illusioni”, sui voli aggrappati alle ali del vento, sull’immagine di un porto sicuro ove approdare.
I sogni sono sempre presenti in questa silloge: “La tua casetta nel bosco/ quella che da bambino/ riempivi di sogni/ che nascondevi anche al cuore./ Li troverai ancora lì”.
Il poeta sa tracciare la storia degli attimi, sia nelle liriche riflessive, di carattere esistenziale, sia (e soprattutto) nel rievocare i tempi dell’amore (come ne “La pasione”, o “Il cuore e la memoria”).
Anche quando viene descritta la pena (“Il cuore in burrasca”), già possiamo intuire che la conclusione sarà comunque una rinascita: “…Scroscia/ violenta/ una pioggia/ di emozioni./ Sembra quasi/ gioire/ nel suo lento/ naufragare, (?)/ sicuro che la vita,/ come l’amore,/ in un momento rinasca”.
Molto originali le liriche costruite tramite un dialogo. Da leggere “La farfalla e il girasole”, piccola storia di una nuvola dispettosa che dice al girasole: “sono io che nel cielo/ bacio il sole,/ tu puoi solo guardarlo”; ma una splendida farfalla “gli si posò sul cuore/ illuminandogli il volto”. Così il girasole poté continuare a sognare.
Fra i tanti messaggi che ci giungono da quest’opera, vorrei soffermarmi su quello contenuto in “Apri la mente”, quasi un manifesto che esalta l’amore universale. È una poesia che ci rivela tutti gli ingredienti della poetica di Roberto Croce: la luce, il cuore, la natura, la speranza.
“Apri la mente/ ad ogni forma di vita,/ perché è là che si fonde/ e si annulla/ la diversità del mondo”.
Tra le numerose pregevoli metafore che si possono rintracciare in questa raccolta, piace quella che definisce la sorgente: “Dietro al più fitto fogliame,/ talvolta,/ si nasconde una sorgente;/ ed è come guardare alla vita/ cercando nel cuore/ dell’uomo/ uno specchio d’acqua trasparente”.
Questo itinerario poetico va letto e riletto, per emozionarci e per ritrovare noi stesi nelle “parole di favole” scritte da Roberto Croce.
Elisabetta Di Iaconi
Avvocato a Roma e Solicitor nel Regno Unito, Roberto Croce si esprime anche nell’ambito della musica ed in quello della poesia. Ha pubblicato La libertà di amare, romanzo emozionale in chiave poetica, silloge di prosa e poesia che narra le emozioni nelle relazioni di coppia (Ciampi, 2019).
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, in ultimo: primo classificato nel settore poesia crepuscolare al Premio Nazionale Poesia Edita Leandro Polverini 2022.
Rocco Taverna
Azzurrocielomare
Edito in proprio
Prefazione
Attendevo con ansia questa pubblicazione dopo quelle di alcuni bellissimi romanzi ai quali ci aveva abituato Rocco Taverna. Stavolta, però, il mondo in cui ci proietta è la poesia.
Lo aveva fatto già nel 2001 con il volume Sentimenti di uno zingaro e ho notato che il richiamo verso questa forma d’arte ha, oggi, la stessa intensità di allora. In questo libro Taverna segue alcuni filoni fondamentali che emergono prepotentemente poesia dopo poesia, il cui minimo comune denominatore è comunque l’amore. Questo sentimento che anima ogni essere umano, dotato, come il nostro autore, di spiccata sensibilità, si manifesta nelle sue poesie in svariati modi: “l’amore”, inteso come nostalgico attaccamento alla propria terra e quindi alle proprie radici, con particolare struggimento allorquando tocca con una fitta nell’anima il fenomeno dell’emigrazione; l’amore verso i suoi genitori, che certamente da lassù lo guarderanno compiaciuti; l’amore per la propria lingua che viene adoperata per scrivere alcune tra le più belle poesie; l’amore inteso come eros con tutte le meravigliose sfumature che il “nostro” poeta riesce a cogliere; ma anche l’amore spirituale, quello platonico per intenderci: quello cioè che fa vibrare l’anima anche soltanto con l’ausilio di ricordi, e che egli descrive in una maniera eterea, quasi adolescenziale.
È l’amore insomma il “fil rouge” che unisce i diversi modi di raccontarlo, porgendolo nel palmo della mano a noi che leggiamo. Particolare attenzione merita, poi, lo stile classicheggiante dei versi che l’autore capovolge abilmente nella formazione sintattica delle frasi, con posticipazione del verbo rispetto ai complementi: “Ad ascoltare il respiro mi inviti” oppure “Quando la notte di stelle s’infiamma”.
Ecco, questo caratteristico stile compositivo ci richiama alla mente il verseggiare dei nostri grandi del rinascimento, quando i versi “suonavano” melodiosi e non sorretti dalla freddezza sintattica tipica di quella poesia “forzata”, e quindi lontanissima dal mondo prettamente poetico.
Ebbene cosa aggiungere? Personalmente ritengo che la poesia in generale e quella di Taverna in particolare, non può essere commentata con espressioni convenevoli, in quanto è arte. E l’arte è mera interpretazione personale di ciò che l’artista riesce a trasmetterci, per cui ad ognuno di voi lettori la capacità o meno di entrare in sintonia con la sensibilità del nostro autore. È davvero molto facile se non si è refrattari al valore dell’amore.
Damiano Tripodi
Rocco Taverna è nato a Castellace di Oppido Mamertina (RC) il 09/11/1955, terzo di quattro figli: dopo le scuole primarie entra nel seminario di Ariccia (Roma) dove frequenta le scuole medie. Tornato al paese, si iscrive all’Istituto Magistrale di Palmi. Per motivi familiari abbandona gli studi dopo soli due anni e prepara la valigia di cartone che, per sua scelta emigra in Belgio, dove di giorno lavora e di sera studia (avendo inserito nel bagaglio non solo vestiti ma, anche libri di letteratura italiana nonché quelli di latino).
Rientra in Italia dopo dieci anni, già sposato e padre, e si stabilisce a Roma, dove vuole sfidare se stesso, giocare e vincere quella che appare, per gli impegni di lavoro e altri di menage, una vera impresa, cioè diplomarsi.
Ottenuto il diploma ma non la rassegnazione, si dedica con passione e sentimento alla scrittura, perché come diceva il grande critico Francesco De Sanctis “…per scrivere ci vuole un grande cuore”, e Taverna, guardandosi dentro avverte di avere molte cose da dire, tanto che nel 2001 pubblica la sua prima fatica, una fortunata raccolta di poesie dal titolo ” SENTIMENTI DI UNO ZINGARO “, opera che nel giro di pochi mesi va in ristampa e che ancora oggi è una delle raccolte di poesia più vendute nel nostro Paese.
È così che nasce il poeta Rocco Taverna. Curiosità: il caso ha voluto che questa raccolta di poesie, nascesse lo stesso mese e lo stesso giorno dell’autore (nove novembre).
Emanuela Mari
ovvero il connubio
tra lirica e poesia
Abbiamo conosciuto Emanuela Mari a Spoleto in occasione della presentazione di un libro di filosofia relativo al declino dell’occidente.
Fra i vari interventi che evidenziavano le peculiarità della cultura occidentale, alcuni citavano la lirica e la musica operistica italiana come esempio in proposito.
Con grande sorpresa ad un certo punto abbiamo ascoltato la soprano Emanuela Mari che ha cantato alcune celebri arie.
Emanuela Mari una bimba che a 10 anni inizia a studiare musica, pianoforte, dopo aver fatto danza classica e cantato come voce scelta in tanti cori della scuola.
Racconto scritto da
Stefano De Minico
Ugo
Ho incontrato Ugo stasera al Museo di Bassano. Era solo soletto ed era venuto solamente per visitare in pace e serenità la mostra del Canova e dei pittori Dapontiani. L’ho riconosciuto al termine della sua visita quando mi salutò cortesemente con un : “Buonasera!”.
Risposi altrettanto cortesemente ma mi trattenne a manifestargli emozioni e trasecolai. Gli occhi sbarrati, lo rincorsi con lo sguardo mentre usciva:
“Era proprio lui!”. Il mitico Ugo!
Era il tempo dei miei studi universitari e forse anche di quelli liceali.
Ugo e la sua bicicletta. Lo vedevo dalla camera del mio studiolo, verso sera, ogni santissimo giorno feriale. Tornava a casa dal lavoro. L’abitudinarietà di un incontro.
Io e lui.
Ugo, con la sua andatura da dopolavoro, i suoi bei capelli svolazzanti, carezzati dalle quattro stagioni dell’anno, in ogni tempo che facesse, pioggia, neve, sole, grandine, buio in inverno e sul far del tramonto le sere d’estate.
Stefano, con la sua lampada e il suo libro da capire, la lettura da assimilare, la scrivania su cui meditare, mentre i giorni passavano lenti, seri e speranzosi.
Eppoi suo papà Nicola che rincasava tardi alla sera dopo essere stato in piazza a Bassano per parlare di politica e di qualche altra questione intellettuale. Il giardino davanti dava le distanze tra Stefano e Ugo, ma si univano in un’unica anima quando il lampione comunale si accendeva per annunciare il calare delle tenebre. Ugo che rincasava e Stefano che capiva. Ugo, solo soletto e Stefano altrettanto solo ma non abbandonato. Anzi, recuperato da quella luce e da quel silenzio che danno respiro ad ogni cosa, nel bene e nello Spirito da cui ogni essere umano non può che accomiatarsi con dignità e amore per il nostro Dio.
Disegno dedicato a Ugo e
realizzato da Luca De Minico
e Ketty Vangelista
Stefano De Minico
racconto
per il 25° anniversario
della morte di
Felice Leo Buscaglia
“Le scelte le avete. Potete scegliere la gioia anziché la disperazione. Potete scegliere la felicità anziché le lacrime. Potete scegliere l’azione anziché l’apatia. Potete scegliere il progresso anziché la stagnazione. Potete scegliere voi.
E potete scegliere la vita. Ed è tempo che qualcuno vi dica che non siete in balia di forze più grandi di voi. Voi, davvero siete la forza più grande per voi. Ecco, non potete farlo per me, ma potete farlo per voi.”.
Era Renato che leggeva la riflessione più bella del ‘900 fatta da Leo Buscaglia nel libro Vivere, amare, capirsi. Si commuoveva ogni volta che percepiva in queste parole una forza, una energia che lo invitava alla vita. A non soccombere, come invece avevano fatto alcuni suoi amici. Aveva il conforto della Ketti e gli bastava. Aveva l’amore del piccolo Luca e gli bastava.
Forse questa luce travolgeva tutto e arrivava a toccare la sorgente dell’arcobaleno della pienezza di vita e della gioia profonda, spirituale, mistica per tutto ciò che è bello, sincero, veritiero.
Si sentiva bene Renato oggi. Erano le 6 e mezza di un pomeriggio di primavera inoltrata e pensava alla sua vittoria a scacchi contro Maragno la sera prima, suo acerrimo rivale delle 64 caselle. Si erano incontrati benevolmente al circolo scacchistico di Bassano. Per poco non ne sarebbe venuto fuori una rumorosa baruffa.
Andava spesso con la mente, soprattutto mentre si fumava in tranquillità una Merit, fuori, dal balconcino di casa, alle avventure degli scout in quel di Mussolente, con Pierluigi, Peo, Ciubri e Biccia.
Era forse la nostalgia del distacco?
Quando accadeva di ritrovarsi solo con sé stesso indugiava volentieri nell’ascolto della musica dell’Orgelbuchlein di Bach. “Piccolo libretto d’organo”.
Ma perché a Renato piaceva così tanto proprio l’Orgelbuchlein di Bach?
Forse perché l’esecutore era Simon Preston, morto il 13 maggio del 2022 nel Regno Unito?
Provò a concentrarsi e arrivò a questa conclusione:
“Per il loro carattere volatile, transeunte ed insieme veritiero, sincero. Sono 45 brevi pezzi di armoniosa e sorprendente verità musicale cui si aggiunge un pizzico di malinconia per il tempo che scorre inesorabile. Un piccolo Qohelet, insomma!”.
Fondamentalmente a Renato, come a Buscaglia e a Johann Sebastian Bach, Vivere piaceva.
Vivere in pienezza, curandosi di rispettare le altrui libertà. Anche la famiglia lo aiutava. E pensando a questo ringraziava il buon Dio delle fredde giornate di febbraio, del suo cielo ceruleo e del sole forte.
E gli scacchi? Dove li mettiamo?
Da qualsiasi casella della scacchiera, il pedone può spostarsi solo in un’altra di colore diverso – tranne quando mangia, magari un alfiere, o addirittura si riempie la pancia con un cavallo o una torre. Meglio non essere il re, il pezzo più debole. Felici gli alfieri, quello che ama il giorno e sempre vive nella luce, come anche l’altro, il nottambulo, che si muove sempre al buio e vive una notte senza fine.
E la regina? Non solo può scegliere se essere nella luce o nelle tenebre, ma può liberamente scorrazzare in tutte le direzioni e per tutte le caselle che desidera. Dopo aver mangiato a sazietà ogni sorta di pedone, come in un pranzo luculliano, arriva presto il momento di dare matto al re; questi, rimasto solo ad aspettare la cattura è violentemente condannato dal sesso femminile. Lui, soccombente e riverso ai piedi di una donna, quasi con un respiro profondo e un gran senso di liberazione.
Renato, ad un mese dalla morte del suocero, spese i suoi ultimi cinquanta euro con una escort cinese. Lo faceva per liberarsi dal fantasma di Matteo Messina Denaro, di cui aveva letto il suo unico libro edito. Mancavano 50 giorni alle elezioni politiche del 25 settembre. Mario Draghi aveva escluso un rimpasto di governo così tanto auspicato dal centrodestra. Adesso la sinistra vuole prendere il comando e sostituirsi così, come storicamente ci ha abituati, alla metodologia draghiana. Soprattutto siamo molto preoccupati per la salute (spirituale?) di S.B.
La escort mi aveva praticato una fellatio e poi avevamo avuto un rapporto consensuale. Era però tutta sudata a causa del caldo ed al mio rincasare mi sono fatto subito una doccia per evitare contagi o dermatiti, che sono alquanto fastidiosi di questi tempi.
Adesso Renato voleva ascoltare un po’ di musica. I Valzer di Chopin sono molto richiesti dai mafiosetti. Alla domenica mattina li ascoltava volentieri assieme al suo compianto paparino.
Questi Veneti puzzoni! Come li odiava e come li amava!
“Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris. Nescio. Sed sentio et excrucior”. “Vivamus, mea Lesbia, atque amemus…”.
Pensieri catulliani gli invadevano compulsivamente la mente.
Sbagliare a questo mondo è molto facile ma non è consigliabile.
Meglio una passeggiata tra i boschi di Roana.
INDICE DEI NOMI
DI POETI – PREFATORI – CURATORI – RECENSORI
marzo 2015 – luglio 2023
Erika Accardo – 8, 9
Gino Adamo – 12
Vito Adamo – 4
Gianluca Alberti – 7
Elena Alberti Nulli – 14
Wanda Allievi – 1
Paola Amadei – 10, 16, 19
Antonella Amato – 18
Marco Ambrosi – 2
Bruno Amore – 2
Sandra Amovilli – 14, 19
Gianpaolo Anderlini 22
Franco Araniti – 5
Massimo Autieri – 9, 11
Maurizio Bacconi – 15
Gianluca Baggio – 14
Elisabetta Bagli – 6
Francesco Baldassi – 7
Giorgio Bàrberi Squarotti – 10
Giancarlo Baroni – 8
Daniele Barresi – 1
Ivana Bartolini 22
Maria Bartolomeo – 1-24
Giada Bassetti – 4
Diana Battaggia – 11
Omar Battiston – 3, 9
Loredana Becherini – 5
Rita Bellini – 5, 9, 11, 16, 18
Ugo Berardi – 3, 4, 7, 9, 13, 21
Giulio Bernini – 14
Ivano Bersini – 3, 9, 12, 16, 20
Maela Bertazzo – 21
Mirella Bertinotti – 5
Greta Bertoldi – 17
Alberto Bertoni – 9
Roberto Bigotto – 6, 11, 18, 20
Andrea Biondi – 21
Donatella Bisutti – 20
M. Grazia Boccolini – 2, 5
Petronilla Bonavita – 11
Alfredo Bonazzi – 8
Margherita Bonfilio – 24
Anna Maria Bonomi – 12
Piero Bonora – 11
Matteo Bonvecchi – 21
Michele Brancale – 21
Adone Brandalise 22
Lia Bronzi – 13
Andrea Cacciavillani – 6
Mario Cambi – 18
Gianna M. Campanella – 3
Vincenzo Cantara – 4, 7
Gabriella Capone – 18
Novella Capoluongo – 16
Stefano Caranti – 8
Rocco Careri – 20
Sergio Carion – 14
Marzia Carocci – 8
Giorgio Carpaneto – 8
Sandra Carresi – 8
Arduino Cascioli – 6
Salvatore Cassarino – 24
Fulvio Castellani – 3, 6, 10, 19
Antonio Castrogiovanni – 11
Luciano Catella – 9
Tito Cauchi – 1-9, 11, 12, 15, 17, 20-24
Marta Celio – 9, 22
Alice Cencetti – 24
Umberto Cerio – 9
Rodolfo Cernilogar – 8
Pasquale Cersosimo – 6
Bianca Cerulli – 6, 9
Maria Pina Ciancio – 8
Ildo Cigarini – 5, 9, 13
Katia Cimaroli – 19
Maria Cimino – 14
Lux Coccia – 5
Diego Cocco – 13
Eleonora Cogliati – 1-6
Roberto Colle – 1
Anna Collini – 5, 9
Carla Colombo – 7
Renato Conti – 1, 4-24
Sandro Conti – 4
Antonio Coppola – 5
Gianfranco Cotronei – 1-24
Rosanna Cracco – 3, 7, 14, 18
Patrizia Cremona – 8
Laila Cresta – 2, 9, 10
Roberto Croce 22
Maurizio Cucchi – 11
Gabriella Cùccuru – 3
Maria Rosa Cugudda – 15
Pasquale Curatola – 6
Giuseppe D’Agrusa – 3, 17, 21
Anna M. Dall’Olio – 11, 17, 21
Antonio Damiano – 9
Stefano d’Andrea – 18
Sal da Riga – 9
Carla DE Angelis – 24
Marinella Debernardi – 15
Rudy De Cadaval 22
Mattia Decò – 1
Domenico Defelice – 1, 14, 18
Mauro Degola – 5
Riccardo Deiana – 21, 24
Paolo Delli Colli – 15, 19
Sandro Dell’Omo – 10
Paola Mara De Maestri – 20
Stefano De Minico – 5, 8 , 22, 24
Francesca Del Moro – 8
Mirco Del Rio – 2
Teresa del Sordo – 18
Silvia Denti – 24
Luigi De Rosa – 7, 12
Ilaria De Santis – 3
Daniela Di Benedetto – 7
Pasqualina Di Blasio – 11, 15
Lisa Di Giovanni – 9
Elisabetta Di Iaconi – 12, 18 , 22
Rosy Di Leo – 10-21
Carlo Di Lieto – 24
Alessandro Di Nuzzo – 5
Khati Di Paola 15
Luisa di San Bonifacio – 9
Gaia Dimova – 5
Rita Donatini – 9, 19
Mariano Doronzo – 8
Paola Ercole – 21
Pasquale Ermio – 6
Paola Eusepi – 1, 2
Adalpina Fabra Bignardelli – 2, 7, 9, 11, 17, 19
Vanessa Falbo – 3, 6, 8, 13, 18
Antonella Falco – 5
Giovanni Faragli – 15
Zairo Ferrante – 12, 13, 14
Angela Ferrara – 19
Saul Ferrara – 3-19
Mauro Ferrari – 6
Franca Maria Ferraris – 10
Rosa Ferriero – 14-16
Giovanni Fierro – 11
Grazia Finocchiaro – 13
Stefania Fiorin – 9
Silvia Fornoni – 5
Alda Fortini – 10-13
Francesca Fortuna – 10
Giovanna Fracassi – 11, 16
Alessio Franchi – 3
Marilina Frasci – 3, 6, 20
Marta Furnari – 9
Antonella Fusco – 6, 7
Anna Fuselli – 21
Lucia Gaddo Zanovello – 2, 3, 6, 9, 11, 17, 19, 22
Claudia Gaetani – 16
Rita Gaffè – 12
Selene Gagliardi – 1, 2
Rosy Gallace – 1
Ludovico Garbarini – 10
Letizia Gariglio – 11
Tommaso Gatti – 19
Michele Gentile – 3, 13
Matteo Ghirardi – 11, 14
Francesco Giannini – 14
Angela Giassi – 1-9, 12
Mauro Giavarina – 13
Nicoletta Gigli – 1-24
Fiorella Giovannelli – 16
M. Gabriella Giovannelli – 3
Antonio Girardi – 14
Maria Pia Giudici – 9
Marina Giudicissi – 3, 5, 9
Mirko Gloriani – 18
Roberta Gozzoli – 2, 3, 5, 8
Nunzio Granato – 6
Maria Luisa Grandi – 18
Antonina Grassi – 7, 9
Mario Gravina – 24
Antonella Griseri – 14, 19
Sandro Gros-Pietro – 7, 12, 19
Giuseppe Guidolin – 3, 6-24
Sara Iacobitti – 1, 3, 5
Lucia Ingegneri – 4, 6
Filomena Iovinella – 4
Maria Ivanova – 1
Fiorella Ivone – 1, 4, 9
Barbara Korun – 3
Irma Kurti – 9
Giuliana La Cognata – 10, 18
Giuliano Ladolfi – 10
Grazia La Gatta – 17, 18, 24
Francesco Lamonica – 16
Bruna Landi – 2, 7, 17
Angela Lauria – 1
Donato Leo – 6, 11, 14
Paola Leoncini – 5, 6, 7, 9-13, 16, 18, 19
Andrea Leonelli – 6
Silvia Leoni – 10
Jessica Liberatore – 5
Giorgio Linguaglossa – 9
Valentina Lombardo – 17
Irene Losito – 1
Rosella Lubrano – 11
Giuliana Luciano – 1, 2, 6, 15
Francesca Luzzio – 20
Giuseppe Macauda – 15, 18
Alfredo Maestroni – 1, 2, 12
Carla Maffini – 2, 17, 19
Renzo Maggiore – 4
Anna Maida Adragna – 17
Francesca Maiuri – 5, 7
Tina Majo – 4
Sonia Malcisi – 10
Giuseppe Malerba – 5, 12, 15, 20
Olga Maletta – 5
Ettore Malosso – 7
Salvatore Mangione – 6
Giuseppe Manitta – 5, 7, 9, 15, 20
Anna Manzi – 17
Carmine Manzi – 7
Pietro Maradei – 3
Gianni Marcantoni – 8
Chiara Marcari – 1
Alfonso Marchese – 24
Daniele Marchesi – 13, 18
Fulvia Marconi – 4, 5
Domenico Mari – 20
Emanuela Mari – 24
Enrico Marià – 6
Federica Marini – 18
Barbara Mariotti – 7
Stefano Martin – 1
Antonio Martorana – 11
Valerio Massaroni – 19
Antonio Mastrominico – 12
Sarah Mataloni – 5
Sandro Mattiazzi – 11
Vito Mauro – 7
Luigi Alfiero Medea – 5, 12
Valentina Meloni – 3
Salvatore Merra – 2
Claudia Messelodi – 4, 11
Francesca Micacchi – 21
Elena Mignosi – 2, 12, 16
Dora Millaci – 4
Teresa Mocchia di Coggiola – 5, 8, 18
Sandro Montalto – 6, 11
Nino Montedoro – 11
Marino Monti – 9
Lucia Mor – 14
Claudio Morotti – 7
Clelia Moscariello – 10
Roberto Mosi – 8, 10, 16
Francesco Mulè – 4
Michele Mulia – 4
Maria Muzzu – 11
Bruno Nadalin – 1, 3, 6, 10
Donatella Nardin – 21
Domenico Nardo – 6
Antonio Nicolò – 4
Maria Antonietta Oppo – 20
Elisabetta Oranges – 13
Luciano Pagano – 4
Loredana Palomba 22
Giuseppe Panella – 17
Giulio Panzani – 3
Luigi Panzardi – 6
Michele Paoletti – 6
Gianni Paone – 8
Nazario Pardini – 9
Massimo Parolini – 24
Piero Partiti – 11
Selene Pascasi – 6
Mimma Pascazio – 6, 9, 10, 17, 21
Francesco Pasqual – 20, 21
Katiuscia Patrizi – 24
Laura Pavia – 13
Stefania Pellegrini – 21
Federica Petrini – 17
Cettina Piccichè – 4
Tina Piccolo – 15
Marina Pieranunzi de Marinis – 18
Laura Pierdicchi 22
Marielisa Pieri – 2
Silvana Pierini – 24
Sara Pilozzi – 4
Ugo Piscopo – 14
Giorgio Poli 22
Patrizia Portoghese – 5
Paolo Praga – 4
Alberto Prandi – 17-19, 22
Marina Pratelli – 3
Nicola Prebenna – 14, 19, 24
Rosaria Priola – 7
Paolo Procaccini – 8-19, 24
Franco Pulzone – 11
Giulia Punzo – 24
Stefania Raschillà – 2
Maria Carla Renzi – 15
Pasquale Rineli – 16
Marina Ristè – 8
Orietta Romanato – 11, 24
Antonella Romeo – 6
Donatella Ronchi – 2, 13, 16
Paolo Ruffilli 22
Luigi Salustri – 4, 5, 6
Carmelo Salvaggio
Raffaele Salvatore – 18
- Antonietta Sansalone – 12
Anna Santarelli – 9
Alessandra Santin – 9
Francesco Luca Santo – 4, 5, 6, 10, 11, 21