Silvio Nicolodi
La mia vita per la pittura
biografia
prefazione di Gianfranco Cotronei
Roma – Totem, ©2002, stampa 2003
Testo Monografico
Prefazione
La povertà di tanta pittura decadente del nostro tempo è forse dovuta al fatto che dopo più di duemila anni l’occidente è popolato da persone unicamente capaci di espressività logica ma assolutamente incapaci di comunicare.
Forse per questo alcuni tentano l’impresa di un nuovo linguaggio e lo vanno a cercare là dove la parola e il suo colore mancano.
Silvio Nicolodi è uno di questi. Indubbiamente.
In troppe tele vediamo autentici e bravi pittori il cui l’Io non è padrone in casa propria, disturbato da spinte potenti che agitano il sottosuolo dell’inconscio e la deriva verso un’espressività simbolica diventa allora obbligata.
Silvio Nicolodi è invece padrone a casa sua e del mondo intero poiché la sua pittura pre-logica sfugge allo schema concettuale di dare significato ai simboli: per lui i simboli non significano ma agiscono.
Perciò la sua pittura connette i significati quando si inoltra lungo i sentieri della Val di Non che conducono a orizzonti silenti ma potenti, che sono al di qua della parola e delle sue possibili interpretazioni.
Ecco spiegato il successo di un pittore che recupera la metafora di base di una sotterranea fratellanza che invece molti si ostinano a negare. Metafora densa di corposi colori, di soggetti avvolti in luce concreta, di scenari bellissimi e coinvolgenti.
Silvio Nicoldi maneggia con disinvoltura linee inaccessibili di disegni che scrivono la storia personale di un uomo e della sua terra con uno stile primigenio e originalmente nuovo. In gran parte la pittura di Silvio Nicolodi è la geografia della Val di Non che ha nutrito la sua immaginazione e la sua voglia di un continuo spostamento nello spazio racchiuso fra picchi montuosi e valli punteggiate di casolari, di chiesette, di coltivi, di fonti. A me piace questo modo di disegnare la terra che ha un pittore sapido e ricco di espressività come Silvio Nicolodi che non si limita a fotografare paesi, scorci, case: bensì lui li “vede”. Nelle sue tele lo spazio si avvia sempre lento, disteso, verso una sua capiente profondità e si arresta solo davanti ad un orizzonte riconoscibile eppure sempre nuovo.
Per questo la frantumazione delle immagini è giocata in numerosi particolari ognuno carico di senso, ognuno in bilico fra ricordo e sogno. Tale contaminazione coloristica dello spazio si espande felicemente fino a quelle prime, lontane falde delle montagne che si alzano laggiù, immense, sopra valli ancora oggi pervase dello spirito dell’uomo di Neanderthal.
E la voglia di terra è intrinseca nella pittura di Silvio Nicolodi tanto da trasparire anche nei soggetti “esteri” delle sue tele ispirate da viaggi in luoghi lontani dalla sua Cles. La sua terra, dove lui può regnare incontrastato e inerpicarsi fino alla cima dei suoi orizzonti, libero e felice di inventar colori e non farli sembrare troppo veri.
Sono, dunque, onorato come editore di aprire questa collana dedicata ai pittori italiani contemporanei con la personalità e l’opera di Silvio Nicolodi: un vero pittore e un grande uomo.
Gianfranco Cotronei