Prefazione
Giulia Winckler Rasa è una giovane pittrice nota al pubblico romano, accolta di recente anche nel panorama delle mostre collettive internazionali. La sua pittura è personalissima, pur rivelando una chiara ascendenza dechirichiana, capace di sublimare metafisica, surrealismo e astrattismo.
Esiste un chiaro e profondo legame tra i quadri e i componimenti poetici, qui raccolti per la prima volta in un’edizione che propone il suo esordio letterario.
Cosa è la vita? Come possiamo andare incontro al nostro destino? Come affrontare il dolore? Queste sono le domande che attraversano sottilmente tutta la raccolta e delineano il percorso poetico di Giulia Winckler Rasa.
La realtà viene indagata attraverso i sensi, l’Autrice chiude gli occhi e si lascia attraversare dai suoi pensieri e risolve il problema ontologico della conoscenza attraverso le sensazioni corporee, che sembrano offrire una percezione del mondo circostante molto più autentica rispetto alla razionalità.
Il sipario è ampio.
Con lui i suoi colori
i suoni melodici
i suoi profumi d’antico.
Nel vuoto e nel buio dell’esistenza l’inconscio si orienta attraverso i colori, i suoni, i profumi e ricava un’impressione del mondo in cui concreto e astratto si confondono, nella libertà e varietà della forma poetica.
Le cose non si toccano, sono aria e polvere, mentre la vita, il dolore, il destino acquistano consistenza, peso.
Ogni oggetto, il nostro stesso corpo, perde densità, si disgrega come polvere sottile nell’aria rarefatta e all’interno di questo pulviscolo inconsistente ci muoviamo, nell’incertezza:
accanto al mio corpo
che prende il colore della polvere
e vola col vento
Inventato, vuoto, sospeso, fatto d’aria in movimento, lo spazio è una stanza spoglia dove il senso della solitudine riecheggia tra le pareti nude e tutte uguali; quella stanza è metafora del nostro profondo e siamo soli con i nostri pensieri, con la nostra coscienza.
La forza della vita è una mano così potente da piegare le colonne d’acciaio delle nostre certezze e sradicarne le fondamenta, è un boomerang emotivo che cerca di colpire come un pugnale che solo la nostra indomabile speranza trasforma in piuma. È un animale feroce che va addomesticato, che bisogna piegare ai nostri voleri, anche se non ci capisce.
Il volto della vita è senza tratti somatici.
In questo libro, che ha la parvenza di uno scrigno prezioso, Giulia Winckler Rasa ha riposto la trama intessuta delle sensazioni ineluttabili che avvolgono la nostra vita che non conosce la nostra lingua ed è essa stessa incomprensibile: il suo volto non è delineato, non è riconoscibile, non ci guarda, non ha occhi, non ci ascolta, non ha orecchie, non ci parla, non ha bocca.
Tra noi e il destino che ci è stato riservato, l’Autrice sembra trovare una frattura insuperabile e se cerchiamo di creare il nostro domani, il suo percorso, di costruire il nostro futuro, la vita si abbatte su di noi. E quella strada che avevamo immaginato di poter percorrere non conduce da nessuna parte.
Le ali si chiudono
dietro la tua schiena
portandoti brividi che
infliggono paura
Pensavamo di poter volare alto per vedere da lontano, cogliere la prospettiva della nostra esistenza, ma le ali si chiudono e rimaniamo ancorati a terra, senza la possibilità di guardare oltre, senza poter conoscere ciò che ci circonda e che ci aspetta.
Con l’asfalto l’Autrice ha cercato di ricoprire le falle della sua esperienza, di seppellire i ricordi e improvvisamente l’asfalto si spacca, sotto i colpi della vita, e tutto riemerge.
L’asfalto, l’armadio sono luoghi dove chiudere i propri sentimenti e il proprio dolore ma l’armadio è pieno e la forza devastante del destino prima o poi spalancherà le sue ante e lascerà traboccare fuori tutto quello che avevamo cercato di celare nell’ombra.
Perché poi volersi disfare delle proprie esperienze, delle amarezze, delle emozioni? Nessun ricordo può rimanere silenzioso e così non si può fare altro che offrirsi come scudi e barriere ai colpi del destino e farsi avvolgere, trasportare dall’aria, nella quale i pensieri si sono disciolti in un pulviscolo.
Mentre una furtiva lacrima riga il nostro volto, veniamo attraversati da mille domande cui l’Autrice offre una possibilità di risposta: la speranza.
È l’alba che rischiara la notte, tirandoci fuori dal buio e mostrandoci la via, è una persona dalle spalle larghe e le braccia forti, in grado di sostenere qualunque peso.
Così il destino può diventare complice e possiamo proseguire la marcia verso la vita.
Eveline Iacobone