Prefazione
Conosciamo l’autore della silloge; Emiliano Scorzoni
“Scrivo parole.
Per far uscire un’emozione”
Emiliano Scorzoni è vissuto nel quartiere della Garbatella un
quartiere storico di Roma, dove le case dell’operaio sono villette
unifamiliari dotati di cortili e piccoli apprezzamenti di terreno.
Ci si trova in un altro mondo e si gode di un’atmosfera unica, che
permea il quartiere in mezzo ai villini in stile Barocchetto
Romano.
In quest’ambiente, con la sua caratteristica vita sociale, Emiliano
ha vissuto la sua infanzia, nell’ habitat fatto di vicoli che si
snodano nei saliscendi pittoreschi, dove all’ombra, nei cortili,
vengono stesi i panni al sole.
Dove la romanità e l’anima giallorossa, si palesa sui muri, là
dove è stata incisa la lupa. Il vivere nel quartiere dei villini,
con le loro calde cromie e la carica di relazioni colme di calore
umano, hanno lasciato un segno profondo nello sguardo e nel
volto sorridente del nostro poeta.
“Arzo l’occhi in alto e guardo come
n’ragazzino davanti ai dorci m’encanto
alla maestà de sti colori
Scerti con cura da li mejo pittori”
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-E’ Roma che s’incendia ogni sera e i ruderi
baciati dalla luce brillano come fossero d’oro.-
E’ l’infanzia che il poeta ricorda impressa nella sua memoria a quando correva in bicicletta con i suoi coetanei e alla gioia che vivevano per il fatto che l’essere insieme, li rendeva felici.
L’uomo Emiliano, ha l’esigenza di andare alla radice di sé, e la poesia può essere uno strumento ideale per fare tale ricerca.
Specialmente, quando il sapore della sconfitta, cadendo più volte nella polvere, riempie la bocca e sale il tanfo della paura.
Rimemora il nostro poeta, elabora i ricordi esprimendo i propri
sentimenti, poiché scrivere fa bene all’anima e salvifica il poeta
e il lettore.
“ Se le parole rendono leggeri
liberandoci da bagagli pesanti
Sentimento liquido
che cola sul foglio”
La poesia, per Emiliano è l’argine dell’espressione di ogni emozione, come l’acqua che fluisce da una o più sorgenti, è un corso d’acqua che scorre silenzioso, senza temere le tenebre, poiché l’attuale generazione, ha l’impressione di non avere dighe, che li limitino in questo tempo storico che corre veloce.
“ Liquido è il vivere fin troppo allungato
sbagli intesi come carattere
assenza vissuta come presenza.
Liquido sentimento di cui non mi pento
Lo stupore dell’infanzia inciso nella sua essenza, nel poeta lentamente si scontra con la durezza della vita. regalandoci..in versi il senso dell’esistenza
“ un eterno scendere e salire
Scivola questa vita
si perde tra le dita
Inutile fermarla
Inutile imprecare “
Si percepisce, nei versi del nostro poeta, una sorta di rabbia mista a
delusione, per aver vissuto il vuoto incolmabile lasciato dalla morte
di una persona cara, il quale si è portato via una parte dell’anima.
“ ogni certezza può essere spezzata
in un attimo “
Mentre il dolore si fa strada nella consapevolezza di codesta verità ;
che la vita colpisce con tutta la sua forza, senza un perché, con una forma di ingiustizia verso tutti gli affetti.
“ In fondo era un uomo buono, onesto, lavoratore e
tutto ciò che sono lo devo a mio padre
ci mormora Emiliano.
Verso dopo verso, riflessione dopo riflessione, le frasi del poeta divengono un saliscendi dalla luce alle tenebre, dalla bellezza dei paesaggi alla crudezza delle leggi che regolano la nostra esistenza e la società.
“ Non serve più l’indignazione
quando al dolore si aggiunge altro dolore”
“ siamo carne da macello
macinata e tritata
mangiata e defecata e di nuovo usata”
il nostro poeta ci mostra il rapporto con la realtà con una lucidità poetica, che libera la mente dalla gabbia in cui il mondo ci accoglie. Il “vedere” ci può salvare, impedendoci di divenire schiavi della routine.
Incalza il poeta.., “ man mano che accettiamo la fragilità dell’essere umano per cui ciò che conta non è essere, ma apparire.”
Mi sovviene una frase di Pirandello a tale proposito;
“Incontrerai tante maschere e pochi volti. C’è una maschera per
la famiglia, una per la società, una per lavoro. E quando stai solo,
resti nessuno”
cito il poeta;
“ Dietro alle maschere si nascondono gli ipocriti
per paura di essere riconosciuti
ma una maschera non basta si sente il fetore”
Il poeta, ci conduce per mano, e riusciamo a vederle e sentire il fetore
che trasuda dalle maschere, non il volto, ma persone che riempiono
l’aria di vuote parole e nel “ vederle” cadono come le tessere di un
domino, liberandoci dall’apparenza di vivere”
“ Ho finito ogni insinuazione
Resistenza remora finzione
E sono qui, così, finito, Finalmente io.”
Finalmente, il nostro poeta svela il messaggio celato, che in segreto
ognuno di noi mormora a se stesso, quello di non riuscire ad accettare
la trasformazione che la vita c’impone; lui l’ha accettata facendola sua.
Una resistenza dettato dalla paura di non riuscire ad esserci, ma poi si giunge alla consapevolezza che nel labirinto del Minotauro per trovare
la libertà di essere. Occorre abbracciarlo il Mostro per scoprire che era
soltanto la paura di vivere in prima persona.
“ E sono qui, così, finito. Finalmente io”
E allora si può perdonare la morte che si strappa di nuovo un pezzo di carne.
“ E’ questo che ci salva
fratello mio, questo enorme cuore”
Amare senza limiti, perdonare e amare nel sangue che corre la loro consanguineità.
Emiliano tratta l’amore con tutta l’intensità con cui noi vorremmo vivere . Si percepisce, che il nostro poeta è affamato d’amore e della passione leggendo i suoi versi. Ha sognato di viverlo, mano nella mano, percorrendo insieme, l’intera esistenza e ora c’è nella sua vita, è il suo tesoro, è suo figlio che lo sollecita, a non fermarsi e a vincere le nuove battaglie che la vita gli offre.
La poesia è per Emiliano come la lampada in fondo al tunnel che
illumina la realtà in tutte le sue sfumature. Il poeta ce la restituisce vivibile con il sapore dell’eternità.
“ Eppure splende il sole
nonostante questo fetore di chiuso”
“nessuno mai potrà togliermi i colori
e guardo fuori
perché dentro il male mi fa male.
Vedo oltre e cerco la speranza”
L’uomo poeta comprende di essere nell’ingranaggio della globalizzazione e il poeta si fa vate
“ lascerò questa notte passare lentamente
per zittirò i pensieri
scordare obblighi e doveri
“ lasciati andare al tuo percorso
trova te stesso ad ogni costo
Vedrai che scavando troverai te”
In realtà Emiliano Scorzoni, lo ha fatto tramite questi versi poetici.
Ha offerto se stesso al lettore, come se si osservasse allo specchio. Tramite Emiliano, nei suoi scritti, troviamo le nostre domande, le nostre riflessione, i nostri dubbi. Approdiamo sulle rive di un sogno ad occhi aperti, a salvarci c’è l’amore per la vita, per il Sole, per la Luna, per il tuo sorriso.
“ l’incanto nel conoscerti
non svanirà ne subirà cambiamenti
La saudate mi accompagnerà per sempre”
Marzia Badaloni